mercoledì 23 luglio 2008

Sogno di una notte di (mezza) estate


Ieri sera abbiamo discusso sul fatto che a Milano(e in Italia) non funziona nulla. O almeno non funziona come ci si aspetta debba funzionare una città ricca nel Ventunesimo secolo. E' difficile individuare dove sia il confine tra "il nostro futuro equivale a Precariato" ed "è colpa nostra, perchè siamo pigri e non abbiamo voglia di sbatterci un po'". Tutto perchè l' università non va come dovrebbe andare, anzi la scuola in generale, che non ti insegna a vivere la vita. Dov' è finita la meritocrazia? Discorsi già sentiti, tutti che accusano(chi? cosa?) e nessuno che muova un dito. Noi ascoltiamo, annuiamo e ci arrabbiamo pure: "non è giusto!", ma alla fine restiamo sempre lì, affacciatia guardare il Mondo senza provare a cambiarlo di una virgola.

Com' è pieno di retorica il mio discorso.
Lo è al punto tale che infondo
penso che Milano
non sia poi tanto male.



2 commenti:

Anonimo ha detto...

Pffft Milano, Roma o Napoli cambia poco. Il problema non è imparare a vivere la vita reale, non subito almeno. Il dramma è che la classe dirigente italiana è antiquata (non vecchia anagraficamente). I "Giovani Industriali" sono già anziani in realtà. Quasi tutti i professori, i politici, i dirigenti, sono ancorati a concetti morti e sepolti come il comunismo o il vecchio capitalismo. E questo schiaccia lo sviluppo ed il miglioramento della vita. Per poter fare qualcosa bisogna impegnarsi con idee veramente innovative, non col paleocapitalismo berlusconiano, il no-globalismo/fintoprogressismo sinistroide o il vaffanculismo grilliano, concetti che sembrano moderni o rivoluzionari, mentre in realtà si sono decomposti da tempo. Spazzate via queste anticaglie (e con loro le persone che le sostengono) si potrà poi costruire qualcosa di nuovo.
Datemi poteri decisionali che risolvo tutto io in 5 anni.

Ops, questo è un post, non un commento...

Fioriurlanti ha detto...

@ heavyhorse. "Insegnare a vivere la vita" era detto in tono sarcastico. Tutto il post, in effetti, era da leggersi in chiave sarcastica. Purtroppo, davvero.